
In questo ritratto le pennellate animano non solo la superficie ma segnano anche l’ inquietudine, il rapporto d’amore-odio con il lavoro. Il tratto è vivace, di vangoghiana memoria, e i colori impastati di carne e luce.

Il colore si distende in vaste zone e diviene luce colorata ì, quella stessa “gustata” dall’autore in gioventu. Gli anni a cavallo tra il ’40 e il ’50 sono caratterizzati dal realismo, dal quale non si distaccherà che per brevi periodi. La vita agreste lo affascina, come i suoi personaggi.

La natura ha sempre avuto una parte dominante nelle opere di Gianbecchina. In questo acquerello del ’51 un rampicante, con il suo tronco tormentato, esplode dalle case e avviluppa tutto ciò che gli sta attorno fagocitandolo con grandi e potenti fronde verdi.

In Rincione ci si appropria della realtà. Il sogno evanescente lascia il posto a forme più decise, ben stagliate soprattutto nel primo piano, e la natura viene rappresentata con tutta la sua carica selvaggia con rimandi al romanticismo.

I campi hanno sempre interessato Gianbecchina. Siamo nel ’51. Qui gli alberi non sono più nuvole di colore ma concrete presenze della campagna siciliana. Il colore è dato in semplici ma decise pennellate che modulano e sfaccettano l’intera superficie dell’opera.

Un acquerello dal colore vivace. La linea ricomincia a imporsi e a tornare vera protagonista nell’opera dell’artista sambucese. Il tratto è nervoso e la luce accende il soggetto del dipinto

In questo acquerello del ’50 il paesaggio, brillante e dai colori accesi, è visto filtrato dagli scheletrici alberi, amorevolmente tracciati con colori scuri quasi a formare un fitto intrico che riporta l’idillico uso del colore ad una realtà purtroppo più aspra.

Il paesaggio è il più grande protagonista. In Alberi i colori si fondono, e le case spariscono nel verde e nel giallo del grano in quella mai dimenticata vena espressiva sognante che ha sempre contraddistinto il linguaggio dell’artista.

La dolce e sonnolenta luce modella il corpo di questa giovane donna in un’opera di intima atmosfera. Un duetto di colori bel orchestrato della diverse tonalità, le quali si impongono e fanno imporre allo spettatore la figura dolcemente adagiata sulla sdraio.

Lo studio del corpo umano prosegue, diventa più libero, non più appesantito dall’influenza carrariana. In questo disegno il tratto privilegia i fianchi, la morbidezza della carne in contrapposizione con la rigidità dei volti.

Gianbecchina disegna, studia sempre. Presta particolare attenzione al corpo umano, soprattutto femminile. Qui una donna di vago sapere giorgionesco viene rimodellata seguendo lo spirito di quegli anni e bloccata nella fissità della posa.

L’artista resta in Sicilia; ne assapora gli odori e il colore. Molti gli acquerelli di questo periodo. Quello riprodotto a lato è un racconto commosso della sua terra. I piani si scompongono autonomamente; è la campagna stessa con le sue geometrie e tonalità a ispirarlo.