
L’artista resta in Sicilia; ne assapora gli odori e il colore. Molti gli acquerelli di questo periodo. Quello riprodotto a lato è un racconto commosso della sua terra. I piani si scompongono autonomamente; è la campagna stessa con le sue geometrie e tonalità a ispirarlo.

L’artista resta in Sicilia; ne assapora gli odori e il colore. Molti gli acquerelli di questo periodo. Quello riprodotto a lato è un racconto commosso della sua terra. I piani si scompongono autonomamente; è la campagna stessa con le sue geometrie e tonalità a ispirarlo.

La guerra è finita, è tempo di ricostruire. Le grandi e profonde macchie scure sono scomparse, si ritorna a guardare alla vita senza paura. Il tratto è ancora molto espressivo e la realizzazione sintetica con maggiore attenzione si rivolge verso il mondo animale.

Non sono anni felici, la guerra cancella tutto e la tristezza di quel periodo trapela anche della produzione di Gianbecchina. In questo disegno viene ripreso il tema classico ei nudi. L’inchiostro scorre e macchia la superficie consegnando all’opera una “nuance” triste e nervosa.

Gianbecchina è rientrato in Sicilia: c’è la guerra. L’approccio con la campagna è più libero e di grande respiro. Riaffiorano nella sua mente i ricordi dei quadri di Cézanne e la sua pittura comincia a profumarsi di caldo sole della sua terra natia.

La natura morta è un soggetto ricorrente nella pittura di Gianbecchina. In melograni la composizione del dipinto appare ancora inquadrata in un certo schematismo nel quale particolare importanza assume l’uso del contorno e della massa cromatica.

L’attenzione si sposta sull’aspetto umano. La figura è amorevolmente trattata e già si vede quello che sarà Gianbecchina il soggetto più caro alla sua pittura : l’uomo. Il tratto è fluido: strumento per creare un’atmosfera intensa e carica di umanità.

Siamo nel ’39. Gianbecchina si trasferisce a Milano, sono gli anni di “Corrente”. In questo disegno, che ci appare più come uno studio, la linea si ingrossa, si assottiglia e il corpo quasi deformato ci appare in un tendere continuo di muscoli

Appare molto vivo il ricordo dell’esperienza romana. La volumetria, la corposità del colore, le forme ritagliate rimandano agli artisti fauve e ancora di più a Matisse. Il soggetto è quello della conversazione in un caldo giorno estivo.

È l’anno in cui il Maestro si trasferisce a Cefalù e, insieme a Beppe Sala, affitta una casa. Per sei mesi dipinge all’aperto la natura, i suoi colori. Notevoli sono gli acquerelli. In quest’opera la pennellata appare vigorosa, veloce e la luce esercita un’azione di rarefazione sul paesaggio.

L’incontro con Guttuso e con alcuni futuri artisti di “Corrente” è fondamentale. In questo disegno l’immagine appare fermata nell’attimo del sentire; una sorta di “foto” realizzata in maniera “espressionista”. Il tratto è nervoso e procede per punti d’ombra e luce intensi.

Gianbecchina ha conosciuto Guttuso, Pippo Rizzo e fatto tesoro delle tendenze artistiche che si respiravano in continente. In questo disegno la velocità di esecuzione si sposa con la fluidità del gesto, con la morbidezza delle forme e una forte carica espressiva