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Da martedì a domenica 9,00-13,00 e 15,00-19,30. Chiuso lunedì.
C.so G.F.Vitale n.54 - Gangi (PA)
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Opere

Gianbecchina torna alla rappresentazione del paesaggio per piccoli tocchi. Non grandi campiture di colore ma spruzzi di colore sulla tela. Per il pittore tutto si va facendo evanescente in una visione di insieme che funziona come una perfetta partitura d’opera.

Un colorato e gioioso spaccato del paesino del palermitano, molto vicino alla natia Sambuca, e della sua gustosa produzione. Le belle ciliegie donano con il loro rosso intenso un tocco di briosità all’opera e ne valorizzano la gamma cromatica.

L’uomo col mulo cammina per giorni, sotto il sole cocente, tra le spighe, le vigne, nell’arsura di un giorno afoso. Lento e rassegnato va con il suo compagno di fatica, dalla stessa espressione affranta e rassegnata, verso un altro giorno di duro lavoro.

L’attenzione di Gianbecchina per le tradizioni colpisce sensibilmente. Non so se ci sia stato qualcun altro che abbia più di lui indagato nella vita della campagna siciliana. In questo dipinto le mani, prezioso strumento di lavoro, imperano su tutto il resto della figura.

Gianbecchina dipinge, disegna, rievoca la freschezza delle sue opere precedenti. In questo nudo molte sono le cose che lo differenziano dai primi; la figura, comunque, persiste in quella sua tenacia poetica. Ecco una modella sulla quale si abbassa un vento turbolento, pronto a risucchiarla nel suo vortice. Gli “studi” condotti come esercizio costante mostrano le sue particolare attenzioni al percorso del segno

La tenera pelle rosa, liscia come seta, non c’è più. Nella campagna la gioventù finisce presto. Gianbecchina questo lo sa e dipinge la gente, e le donne che poco hanno vissuto da ragazze, perché le privazioni e il lavoro le hanno fatte crescere molto rapidamente.

Gente incontrata per strada, nei campi o che l’artista conosceva. Pochi ritratti eseguiti al chiuso di una stanza. In questo acquerello la luce illumina violentemente alcuni tratti del viso creando delle notevoli zone di chiaroscuro e marcato ancora di più i segni del tempo.

Gianbecchina riprende più volte il tema della natura morta, non solo come possibile oggetto decorativo. I suoi oggetti sono ricchi di vita e di gioia. Uno spaccato di civiltà contadina dato dai prodotti della natura sudati col lavoro.

Una tavola imbandita dei frutti della terra: agrumi , pane, vino e in lontananza la campagna siciliana. Un richiamo alla tradizione, ma senza la pesantezza del simbolismo che ha sempre contraddistinto le nature morte dei secoli precedenti e dello stesso Novecento.

Di nuovo la vita nei campi. Gianbecchina ancora si culla nel raccontare scene di vita agreste scevre ormai da ogni contestazione sociale. Non più lotte di classe o provocazione. Ora la sua opera è diventata un bel racconto.

Ritratti e ancora ritratti. In quest’opera il colore è steso a piccoli grumi. La luce modella la ruvida scorza delle due donne e le riscalda facendole brillare di lucentezza proprio e ardere di un proprio calore.

I ritratti sono molto amati da Gianbecchina. Pescatori, contadini, vecchi, fanciulli, nessuno sfugge all’occhio attento dell’artista. È cosi che a volte un pensiero, un sorriso, un gesto finiscono per essere intrappolati dal suo sicuro e rapido tocco.