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Da martedì a domenica 9,00-13,00 e 15,00-19,30. Chiuso lunedì.
C.so G.F.Vitale n.54 - Gangi (PA)
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La mattanza (1973-1975)

In questo, che è uno degli ultimi dipinti dell’artista, sono rappresentati gli attrezzi del mestiere. Il bastio per il mulo, la falce, la zappa, infine il cibo. In lontananza l’uomo è impegnato nel lavoro ed è fuso col paesaggio dalla brusche e commosse pennellate.

Il rosso vivo dei fiori accende questo acquerello rappresentante il più classico dei soggetti. Sotto lo strato di colore risalta ancora il segno della matita che colloca il vaso accanto ad un muro in pietra viva. La cromia è calda, illuminata dalla luce solare.

Una zuppiera con dentro la frutta. In questo acquerello il centro tavola si discosta violentemente dal colore usato per il piano di appoggio: il viola. Sulla pennellata densa la frutta campeggia, resa in maniera molto convincente in un rinnovato geometrismo.

Dopo un primo ciclo dedicato all’Etna, intorno agli anni Settanta, Gianbecchina riprende quel soggetto e lo rielabora in maniera più materica. Il colore si addensa sulla superficie del quadro rendendo ancora meglio l’effetto dirompente della lava che squarcia il terreno.

In questo dipinto il tratto cezaniano ricomprare nella pittura di Gianbecchina. In primo piano in pagliaio riprende certe abitazioni tipiche dei popoli primitivi; l’attenzione però viene attratta dal picco rosso situato in fondo che ci appare in sfaccettature colorate.

I ricordi storici impregnati di folklore e miti sono sorretti dalla tradizione del posto; quelle delle sculture di pane. Tra le fronde di un altare adornato, svetta un crocifisso forse a significare il sacrificio fatto da tanti “picciotti” per unificare il nostro Paese.

Questo dipinto, uno dei primi degli anni Novanta, raffigura più che una periferia un agglomerato di piccole case. Il geometrismo ritorna nelle opere di Gianbecchina per segnalare la freddezza della civiltà moderna in contrapposizione al lirismo della natura.

Ancora in tema raccolto. Il dipinto si articola in due momenti: quello del lavoro in mezzo al grano e quello della pausa pranzo. Due quadri in uno per un Gianbecchina strettamente legato a quel mondo che per tanti anni ha rappresentato.

La vendemmia ha sempre rappresentato un momento di aggregazione e lavoro ed è stata uno dei soggetti più sfruttati da numerosi artisti. Gianbecchina si preoccupa di narrare nei particolari la fervida attività di quei giorni.

Non si incontrano moltissimi animali protagonisti nella produzione dell’artista di Sambuca. In questo acquerello, che richiama molto vagamente certi suoi quadri degli anni Quaranta, animali e territorio circostante si fondono nell’armonia dei marroni.

Non esistono più per Gianbecchina gli alberi in quanto realtà fisica ma macchie di colore che si sovrappongono. In questo acquerello la varietà della flora è addensata in poco spazio e realizzata in maniera frizzante e dinamica.

L’atmosfera è quella dei vecchi casali. Tra la natura che assume i colori caldi dell’autunno, emerge una casa dal tipico impianto rurale. L’azzurro del cielo spezza l’uniformità cromatica dell’opera donandole una nota di freschezza.