
L’attenzione si sposta sull’aspetto umano. La figura è amorevolmente trattata e già si vede quello che sarà Gianbecchina il soggetto più caro alla sua pittura : l’uomo. Il tratto è fluido: strumento per creare un’atmosfera intensa e carica di umanità.

Siamo nel ’39. Gianbecchina si trasferisce a Milano, sono gli anni di “Corrente”. In questo disegno, che ci appare più come uno studio, la linea si ingrossa, si assottiglia e il corpo quasi deformato ci appare in un tendere continuo di muscoli

Appare molto vivo il ricordo dell’esperienza romana. La volumetria, la corposità del colore, le forme ritagliate rimandano agli artisti fauve e ancora di più a Matisse. Il soggetto è quello della conversazione in un caldo giorno estivo.

È l’anno in cui il Maestro si trasferisce a Cefalù e, insieme a Beppe Sala, affitta una casa. Per sei mesi dipinge all’aperto la natura, i suoi colori. Notevoli sono gli acquerelli. In quest’opera la pennellata appare vigorosa, veloce e la luce esercita un’azione di rarefazione sul paesaggio.

L’incontro con Guttuso e con alcuni futuri artisti di “Corrente” è fondamentale. In questo disegno l’immagine appare fermata nell’attimo del sentire; una sorta di “foto” realizzata in maniera “espressionista”. Il tratto è nervoso e procede per punti d’ombra e luce intensi.

Gianbecchina ha conosciuto Guttuso, Pippo Rizzo e fatto tesoro delle tendenze artistiche che si respiravano in continente. In questo disegno la velocità di esecuzione si sposa con la fluidità del gesto, con la morbidezza delle forme e una forte carica espressiva

Gianbecchina frequenta l’Accademia di Belle Arti di Roma (1935). In questo schizzo, realizzato in quegli anni il tratto si presenta ancora rigido, inquadrato nello schematismo caratterizzante quel periodo storico, ma su tutto aleggia già una trascinante resa emotiva.