“Il mio interesse nei confronti dell’uomo si focalizza sul volto – dice l’artista– nascono infatti le maschere, che riproducono il viso umano in modo seriale, unico, realizzate attraverso il recupero di oggetti che hanno terminato la loro vita, che hanno già dato il massimo di sé nelle funzioni che hanno espletato, come cucchiai, forbici spaiate, come utensili, pezzi meccanici di automobili.”
“Il tema della ricomposizione di un mondo originariamente destinato ad essere abbandonato dichiara Rosanna Migliazzo, presidente dell’Istituzione Gianbecchina di Gangi- è anche Influenzato da diversi stili pittorici e tecniche mutuate dal bricolage: bordi definiti, colori intensi edi forme insolite, provengono dal suo interesse per l’arte aborigena realizzando opere figurative, profondamente originali”.
Il mondo di Mauro Li Vigni è una ricerca continua per la ricomposizione di una realtà originariamente destinata ad un’altra funzione, che scomposta e poi ricomposta, vede le varie parti diventare un unico viso, con smorfie che somigliano a dei mostri buffi, che fanno sorridereanche se hanno delle espressioni truci. “Nel momento in cui tutti i pezzi sono andati d’accordo tra di loro – dice Li Vigni- è quella la fase in cui trovo l’equilibrio che congelo con varie tecniche di costruzione e nasce la scultura, un’opera unica che ricorda la musica classica, ogni volta che la ascolti puoi trovare cose nuove, che ti sorprendono”.